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Piuma - Recensione - Venezia 73

07/09/2016 | Recensioni
Piuma - Recensione - Venezia 73

Vincitore del Premio del Pubblico con Fino a qui tutto bene, il regista toscano Roan Johnson approda in laguna con il suo terzo film, Piuma, riflettendo non più sull'amicizia, come aveva già fatto anche con I primi della lista, bensì allargando la cerchia alla famiglia, regalando molte risate e momenti di riflessione.

La storia narra le vicende quotidiane e rocambolesche di Ferro (Luigi Fedele) e Cate (Blu Yoshimi), due ragazzi come tanti. Una gravidanza inattesa e il mondo che inizia ad andare contromano però, sconvolgono la loro vita: la famiglia (quella accogliente e 'normale' del ribelle Ferro, quella sgangherata e fuori dagli schemi della più assennata Cate), l'esame di maturità, gli amici, il lavoro che non c'è.

Tra tentennamenti e salti nel buio, prese di responsabilità ed incoscienza, i due protagonisti attraverseranno i nove mesi più emozionanti e complicati della loro vita, cercando di non perdere la loro purezza e la loro complicata semplicità.

Ossimori a parte, Piuma racconta proprio la quotidianità veritiera, ma quasi strampalata di una tipica famiglia romana di periferia. Il gap generazionale è ben sottolineato dal modo diverso di affrontare la dura realtà: Ferro e Blu vivono alla giornata, anche se è lei che pensa di più al futuro della loro piccola, i genitori di lui invece, molto più seri, preoccupati per il domani.

È ancora una volta la commedia il registro usato da Johnson per raccontare la verità, il realismo quotidiano di una situazione che anche nel 2016 può ancora verificarsi. E sono i protagonisti, primo fra tutti l'esordiente Luigi Fedele e il padre di lui, Sergio Pierattini, un toscano che con il suo accento toscano contrasta con il resto del cast e spicca per la sua naturalezza.

Il rapporto genitori figli viene affrontato, nonostante non si dicano né "Ti voglio bene" né "Ti amo", con estrema purezza e delicatezza con, in sottofondo sempre l''amore e la voglia di rimanere accanto al proprio figlio/a, il proprio padre/madre.

Leggero proprio come una piuma, così si presenta il terzo film di Johnson, che nonostante i temi affrontati, grazie a numerose gags, scene che raggiungono il climax comico e momenti di riflessione, riesce a coinvolgere lo spettatore, dimostrando la maturità registica di Johnson e la capacità di spaziare verso argomenti diversi ma ugualmente importanti.

Alice Bianco

 


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